Articolo su La Stampa con Christophe Profit

In montagna senza vedere

“Quattro ore di pura felicita”

L’alpinista Christophe Profit ha accompagnato una cliente cieca

 

Un uomo e una donna, uno accanto all’altra, in una sorta di ritmata sincronia, salgono verso la punta di Crévacol, nella vallata del Gran San Bernardo. Entrambi portano scuri occhiali da sole, ma lei tiene una mano ben salda sempre sulla bretella dello zaino del suo accompagnatore. Sono Lau­ra Riccardi, cieca da quasi 30 anni, e Christophe Profit, guida alpina francese e celebre alpinista, autore anche di una nuova via sul K2. Insieme il tempo di quell’escursione valdostana, hanno sperimentato un’ascesa alpina fuori dai canoni tradizionali.
Mentre Riccardi, fisioterapista pavese di 48 anni, ha già vissuto la montagna accompagnata sui sentieri da altri, per Profit e solo la seconda volta con un cliente cieco in una vita e in una carriera che lo hanno visto protagonista del concatenamento delle tre grandi.pareti Nord delle Alpi (Grandes Jorasses, Eiger e Cervino), effettuato per la prima volta nell’arco di 24 ore nel 1985 e per la prima volta in invernale due anni dopo, in 40 ore e 54 minuti. «Questo inverno ero già venuto qui da Leo (Leonardo Urano dell’Hotel Des Alpes di Saint-Rhemy-en-Bosses, ndr), avevamo sperimentato la passeggiata sulla neve – racconta l’alpinista – e ora e arrivato quello che considero un grande regalo: quattro ore di salita con Laura che non può vedere ma può sentire le cose fondamentali della montagna. Con lei ho condiviso l’aspetto animale, istintivo dell’ascesa. Pura felicita». «Più della meta, in alto sulla vetta alpina – continua – contano i passi: lenti, ma capaci di non fermarsi mai, perché a ognuno di essi e legato il sapore vero della montagna, quel paesaggio interiore selvaggio e istintivo che riconnette l’umano alla natura». E che può essere gustato anche, e forse di più, senza occhi per vedere il paesaggio (mozzafiato) tutto attorno. Profit parla dell’esplosione degli altri sensi, come il tatto e l’olfatto: «II vento accarezza la pelle e si insinua tra i capelli, il piede appoggia e spinge sulla terra anche irregolare». «In Laura – racconta l’alpinista – tutte le volte (e sono tante) in cui mi voltavo a guardare il suo volto, ho visto una cosa rara, che non capita spesso quando accompagno. Mi ha colpito l’assenza di crispature e fatica nella sua espressione. II viso era calmo e si vedeva che la sua mente era presente qui e ora. A godersi ogni istante. L’ho trovato emozionante». La guida alpina e l’escursionista hanno dovuto attraversare passaggi anche piuttosto sconnessi, tratti sulla neve e pendii ripidi. «Lo sforzo c’era perché la montagna lo insegna, ma deve sempre restare soprattutto uri piacere in cui il tempo invece di qualcosa da combattere, diventa un alleato. Con Laura questa mia filosofia di vita e professionale non c’e stato neanche bisogno di spiegarla». Ha sentito il peso di una responsabilità maggiore accompagnando un non vedente? «No – risponde Profit -, ma ho sentito una fiducia che arrivava al 200 per cento». Sulla fiducia, Riccardi aggiunge: «lo sono una fifona, pero quest’esperienza e stata straordinariamente intuitiva. Non con tutti accade di “sentirti”. Con Christophe ho camminato tenendo la mano sul suo tronco, perché da ll prendevo forza e stabilita». Profit vuole aggiungere un’ultima cosa: «La vita e misteriosa – dice sorridendo – e questa e stata “une belle histoire”!».

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